Arte e moda hanno più volte percorso strade parallele, a volte incontrandosi ma, sicuramente più spesso, hanno saputo trarre ispirazione l’una nell’altra.
I 16 scatti immaginifici e potenti sul Mali che Heinz Schattner – fotografo di fama internazionale – presenta a Manifesto Blanco nella sua personale a cura di Massimiliano Bisazza in occasione della 18esima edizione di Photofestival Milano, esprimono bene l’essenza pura e vera dell’artista, contaminata sia in ambito contenutistico sia in quello estetico. Questa particolare ispirazione, definibile appunto come “under a spell”, proviene dal suo background “incantato”, che unisce il mondo della moda a quello della creazione artistica.
Questa serie fotografica sul Mali – realizzata negli anni Novanta, quindi in un’epoca dove i temi del terzomondismo e della globalizzazione erano ancora sconosciuti alla maggioranza dell’opinione pubblica – è scaturita dal viaggio durante il quale Heinz Schattner ha vissuto insieme alle popolazioni autoctone dei Peul, Tuareg e Bambara, nelle terre del Dogon. L’artista ha osservato attentamente, immagazzinando situazioni, luoghi, personaggi, dimensioni architettoniche e archeologiche. Col suo sapiente uso del bianco e nero, e senza l’utilizzo del fotoritocco, ha abbigliato le popolazioni locali – inserite nel proprio ambiente e paesaggio di riferimento – con abiti provenienti da collezioni di alta moda. Contaminando, in questo modo, quel fashion system che impera e globalizza tutt’ora l’Occidente. Una consapevole ibridazione che intende destabilizzare il concetto stesso di globalizzazione, infrangendone lo stereotipo attraverso un’azione concettuale potente e dunque studiata nei dettagli. Non solo un “riverbero” dovuto al concetto di moda. Tutt’altro. Questi “neofiti modelli” africani si vestono della nostra cultura ma, attraverso questa, ci raccontano la loro.
“Aprirsi al mondo. La fotografia come impegno civile”, il titolo scelto per questa edizione di Photofestival, vuole essere un invito a riflettere sul fatto che l’atto di fotografare, quello praticato con attenzione e rigore, non è solo legittima espressione della personale creatività, ma soprattutto il modo con cui si osserva la realtà, cogliendone bellezza e contraddizioni, ed interpretandola secondo i propri valori di riferimento. Un indirizzo programmatico che ben si addice al lavoro di Heinz Schattner qui in mostra, dove l’intento reportistico si coniuga all’impegno civile; l’afflato poetico al rigore metodologico e al virtuosismo tecnico.
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