Come scrive la curatrice della mostra, Mercedes Auteri, le teste di La Vaccara ritraggono con rapidi tocchi dei tipi universali, l’essenza umana fatta di ricerca e spontaneità̀, magnificenza e sintesi plastica. La tradizione italiana del ritratto, dai busti di epoca etrusca o romana alle teste novecentesche di Arturo Martini, passando per la ritrattistica rinascimentale di Francesco Laurana, é sempre stata in bilico tra verosimiglianza e idealizzazione, realismo e sogno.
L’installazione scultorea che viene presentata per la mostra milanese, curata dalla museologa e storica dell’arte Mercedes Auteri negli spazi di Manifiesto Blanco, è composta da una selezione di questi volti lavorati ad ingobbio, emotivamente spettacolari. Una serie a cui l’artista si dedica dal 2012 creando dall’argilla, biblicamente, presenze umane popolari e raffinate allo stesso tempo. I ritratti sono ispirati, arbitrariamente, alla vita reale, realizzati ad insaputa del modello, ricostruzioni alchemiche a distanza, configurazioni in creta dall’etere, dove il modello sarà̀ sempre più̀ presente mano a mano che il lavoro si sta completando. L’artista é artefice della rappresentazione di amici, amori, sconosciuti, animali, donne, uomini nell’arbitrario, e dunque sincero, ritratto del mondo.
L’individuo forma il collettivo, la moltitudine, la rappresentazione figurativa della vita stessa. Ogni volto, ogni sguardo, ogni piccola storia racconta una Storia più̀ grande che ci comprende tutti. Compatrioti, immigrati, diversi e familiari, di ogni età̀, razza e religione. Una piccola porzione di mondo che ci porta a confrontarci con l’alterità̀ e con le somiglianze, con il vicino e lontano da noi, con un gruppo di facce che ci rappresentano, come in uno specchio.
In occasione dell’inaugurazione sarà disponibile in galleria il nuovo libro sull’artista edito da Allemandi, con un testo di Mercedes Auteri, frutto di un premio concesso a Filippo La Vaccara dalla Pollock – Krasner Foundation, New York.